Riporto qui integralmente la recensione di Antonio Tuzza di Rockit. Sono rimasto un po' perplesso su alcune considerazioni sulla diversità tra i mix in versione italiana ed inglese e sulla voce su un solo canale... Io credo che al momento della recensione abbiano avuto qualche problemino nello studio di Rockit, perché i brani da noi distribuiti sono assolutamente identici in entrambe le versioni e la voce è sempre in coerenza stereo. ...ma problemi tecnici apparte, la recensione è attenta parla della cristallina verità che traspare dai lavori di Tiziano... Quella verità che mi ha fatto innamorare al primo ascolto di quest'album stupendo.
Gianni Foti.
"Lungo questa strada / The Road We Wander" è l’ultima fatica di Tiziano Giagnoni, cantautore scafato con un congruo passato musicale alle spalle. Suono e stile richiamano una certa sonorità anni ’90 che racchiude una dichiarazione d’intenti dell’autore, il manifesto di quella che è stata la sua vita finora; eppure Giagnoni, detto simpaticamente, non sa decidersi né tra italiano e inglese (di pronuncia un po’ scolastica), né tra Inghilterra e Stati Uniti degli anni ’60, da cui raccoglie le classiche suggestioni sonore impiegate in questo disco.
Sul versante musicale, e soprattutto per la ritmica, quel suono -per così dire- retrò diventa a volte un po’ desueto, fino al plasticoso; le batteria elettroniche e il basso sequenziato (e qualche pad) sono a tratti piatti (fino a ricordare i tasti start stop fill intro end delle passate tastiere arranger); peccato non essersi affidati a un batterista e un bassista in carne e ossa che avrebbero dato maggiore dinamica, spessore e tocco umani a ciò che invece è convincente e vitale; e infatti, ciò che Giagnoni ha potuto suonare con le sue mani risulta di grande qualità esecutiva, di bella apertura. Chitarre acustiche, elettriche, slide guitar e banjo sono sorpredenti e controbilanciano il timbro sintetico di basso e batteria; stesso discorso per la cura e la pulizia di cori e controvoci che hanno un suono sempre morbido, piacevole e di godibile beatlesiana memoria. Inoltre, Giagnoni si rivela anche attento produttore, sa registrare e missare a dovere coerentemente al genere, tanto che l’ascolto risulta avvolgente sia ad un volume comodo, che a volume più spinto. Il nostro è uno che ha bene in testa i suoni delle sue sei corde, il suono di ogni brano e quello dell’intero disco; "Cammina nel silenzio" ne è un esempio, mentre "Walking in the Silence" lo è meno, pur essendo lo stesso brano cantato in inglese. Infatti non si capisce perché le versioni italiane dei brani abbiano un diverso mix; alcuni strumenti, voce inclusa, sono spostati su un solo canale; anche questa sembra essere scelta di beatlesiana memoria, che, in alcuni casi (vedi il brano citato) risulta più interessante rispetto all’omologo inglese dal solito mix ben bilanciato.
"Lungo questa strada / The road we wander" è un disco sincero, onesto, svelato, senza fronzoli e forse anche senza pretese; sembra essere lo specchio musicale del raggiungimento di un qualche status di coscienza dell’autore. Pulito, pacato, maturamente misurato, ovvero la condizione di chi è arrivato ad una diversa consapevolezza, in cui non c’è più tempo per sterili discussioni, o per interrogarsi su cosa sia meglio fare della nostra vita… le cose vengono, scivolano forse, come queste canzoni semplici che trovano la loro strada come la trova l’acqua, senza ostacoli, lasciando andare l’amore con la A maiuscola, l’amore per la vita e per una certa silenziosa sfericità orientale. Il riferimento è rivolto ai testi, essenziali, esistenziali ma scevri da zavorre o inutili complicazioni. Chi si oppone alla corrente è scollato da se stesso, sembra dire ogni testo come un padre che parla al figlio, in uno stile che tende al flower power di "Mother Nature’s Son".
Namastè.
Antonio Tuzza
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